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La storia di Suleika, la vergine sposa dell'eunuco Putifarre, capo delle guardie del faraone dell'Egitto, e del bellissimo schiavo cananeo Giuseppe è narrata concisamente nella Bibbia, più ampiamente nel Corano e nei paesi orientali da tutti i più grandi poeti (da Rudaki a Firdusi a Jam? a H?fez). Ma è con Goethe, con la sua più elegante opera poetica della vecchiaia, il «West-östlicher Divan», scritto nel 1814-15, gli stessi anni in cui si innamorò della giovane Marianne Jung, che il mito di Suleika, l'eterno femminino islamico, si occidentalizza. Attraverso Goethe, come un orfano eternamente in cammino, «frammento di un'antichità persa nella notte dei tempi», ella passa i secoli e le terre lontane, giungendo fino a noi: a Byron, a Nietzsche, a Hesse, a Mann, autori che ebbero un rapporto intenso con il genio goethiano. Ringiovanito dalla passione amorosa per Marianne, Goethe scelse Suleika come veste poetica per l'amata e il poeta Hatem come alter ego. Dagli scambi epistolari dei due amanti, tra messaggi cifrati e citazioni di versi di H?fez, nacquero molte delle poesie che confluirono nel Divan. In appendice un saggio di Erik Battaglia sui Lieder di Suleika dal «Divan» di Goethe.